9 MQ DI LIBERTÀ: LA TINY HOUSE AVOID
Se quando credete che i monolocali delle grandi città siano delle case piccolissime, dovete pensare ancora più in piccolo. La Tiny House aVOID è una casa su ruote di soli 9 mq, progettata e costruita in Italia da Leonardo Di Chiara. Leonardo è un giovane architetto, ingegnere e designer con la passione per il micro-living e l'architettura temporanea.
La sua particolare casa mobile è stata esposta per un anno al Bauhaus-Archiv / Museum of Design di Berlino ed è ora protagonista, insieme al suo costruttore e abitante, dell'evento itinerante aVOID on tour.
Leonardo ha sperimentato in prima persona il mondo delle case piccolissime, individuando gli ambiti di intervento e i partner più indicati per migliorare la qualità di questo genere di vita. E quando si è trattato di mettersi ai fornelli, non ha avuto dubbi: si è rivolto a Lagostina. Scoprite il perché.
– La Tiny House aVOID concentra le sue funzioni abitative in pochi metri quadrati con la possibilità di spostarsi su due ruote. Perché hai integrato questi due aspetti?
Nasce tutto da una mia esigenza personale. Quando studiavo architettura a Bologna avevo il desiderio di avere una casa mia e mi piaceva l'idea di sperimentare spazi piccoli, non solo per questioni di budget. Da piccolo, infatti, avevo una camera di 7mq perché ero fortemente allergico alla polvere e uno spazio così ridotto poteva essere mantenuto pulito più facilmente.
A Bologna avevo trovato un'altana, volevo adattarla ad abitazione e trasferirmi lì. Però avevo anche un forte desiderio di viaggiare e di conoscere nuovi luoghi, che andava nella direzione opposta a quella di stabilirsi in un posto preciso. Poi a Berlino ho conosciuto il collettivo Tiny House University, che sperimentava case mobili, diverse dalle Tiny House americane che non erano su ruote. Questa unione di design e architettura era perfettamente in linea con il mio percorso formativo e personale, e nasce così la mia Tiny House aVOID.
Le ruote sono il simbolo della generazione di nomadi urbani, che sentono il bisogno di avere una casa ma non di mettere radici: la casa mobile favorisce la tua libertà, e forse non servirebbe se le città grandi fossero più accessibili e facilitassero i trasferimenti.
Sarebbe interessante sperimentare dei migratory neighborhood, ovvero dei quartieri autonomi e mobili. Occupare spazi che la città non utilizza in un'ottica di densificazione dolce, spostandosi anche in base alla stagione. Ma ancora c'è strada da fare, soprattutto in ottica di regolamentazione dell'utilizzo del suolo pubblico.
– Tu stesso stai sperimentando cosa significa vivere in una Tiny House. Come sta andando?
È una scelta di vita ben precisa. Va ripensato completamente il proprio modo di vivere, cambiano tutte le abitudini. Per prima cosa bisogna ridurre gli oggetti. Da tempo non compro più libri, li prendo in prestito in biblioteca e i vestiti si riducono ai cambi essenziali. Anche sugli elettrodomestici bisogna fare dei tagli: non ho la lavatrice e uso le lavanderie self-service. Non ho lavastoviglie né tv, mi basta il portatile. Alcune persone mi dicono che la mia casa è grande quanto il loro armadio!
Diventa molto importante anche relazionarsi con la comunità in cui ci si sposta. In questo momento, per esempio, mi trovo nel giardino di una vecchia scuola nel Parco San Bartolo (PU). Nonostante sia immerso nella natura, posso contare sulle persone del luogo che si sono subito interessate alla mia esperienza e non mi hanno percepito come estraneo.
– Quali sono a tuo avviso i prodotti che facilitano la vita in spazio piccolo?
Bisogna studiare bene come avvengono i movimenti della vita quotidiana. Sapere esattamente dove riporre gli oggetti, soprattutto in cucina. Se ho ospiti, devo pensare a dove mettere borse, giubbotti etc. Grazie all'esperienza diretta che sto facendo, posso prevedere e definire ogni singola azione, in una ricerca che va oltre al design e tocca lo stile di vita stesso. E una volta definiti alcuni bisogni, ho pensato di coinvolgere partner e aziende.
– E fra le aziende hai voluto coinvolgere Lagostina. Come mai?
Cucinare è una delle attività più difficili, perché è quotidiana e non trascurabile, altrimenti ci si riduce ai cibi pronti o alle consegne a domicilio. Ho dunque cercato delle soluzioni per risparmiare spazio, energia ed evitare odori.
Il motivo per cui mi sono rivolto a Lagostina è la pentola a pressione. Io ci sono cresciuto: la vedevo usare da mia nonna e da mia madre, e me ne sono procurato una all'università. Gli stili di vita cambiano e ora è utilizzata anche dai ragazzi più giovani. Ma i veri benefici li ho riscontrati usandola adesso nella mia Tiny House: è una vera e propria necessità.
È perfetta per la gestione del vapore, che in uno spazio così piccolo può causare problemi di umidità. Invece così rimane tutto nella pentola, e posso scaricarlo fuori a fine cottura.
Inoltre, io cucino con l'energia solare e con la pentola a pressione riduco i tempi di utilizzo ed evito sprechi. Importantissimo anche il risparmio di acqua, visto che io l'acqua potabile me la devo portare fisicamente in casa. Una pentola a pressione da pochi litri è perfetta per spazi piccoli e per chi vive solo, non necessariamente in un Tiny House. Io ci faccio anche la pasta! Credo che se tutti utilizzassero questo tipo di cottura avremmo dei notevoli risparmi e benefici a un livello più ampio.
Non conoscevo invece Ingenio, che mi è utile soprattutto perché salvaspazio. Anche in questo caso, usando lo stesso contenitore dal fornello al frigo risparmio acqua. La casseruola piccola entra nel mio mini-frigo, che non è scontato. Probabilmente ne integrerò un'altra, due mi avrebbero fatto comodo. La possibilità di togliere il manico è fantastica, non solo per ridurre gli ingombri. I manici diventavano infatti un problema negli spostamenti della casa, perché andavano a danneggiare altre cose muovendosi.
- Sappiamo che non è esattamente il tuo ambito, ma in quanto designer cosa ne pensi dei prodotti Lagostina?
Il design Lagostina è molto tradizionale, riconoscibile, non ci si può sbagliare. A me piace molto, perché è anche funzionale. Per abitudine, mi piace molto di più il tipo di chiusura delle classiche pentole a pressione Lagostina rispetto a quello tedesco a baionetta. È interessante anche il design del coperchio piatto, adatto anche per le comuni pentole e più facile da riporre in spazi ridotti.
Ma è un oggetto talmente riconoscibile che non si può pensare di stravolgerlo con un restyling invasivo: regalerei una pentola a pressione a una persona straniera perché è rappresentativa dell'Italia, come la moka. Inoltre, ho notato la solidità dei materiali utilizzati, anche guardando la batteria Ingenio si percepisce che sono pentole durevoli. Penso che mi accompagneranno a vita. Del resto ho voluto coinvolgere le migliori aziende italiane nella costruzione di aVOID, che è una piccola ambasciata del made in Italy dal punto di vista del design.
Non temete: non dovrete trasferirvi in una casa di 9mq per apprezzare la praticità di Ingenio. Se le sue qualità salvaspazio sono molto utili in case piccolissime, camper e barche, la sua versatilità nel passare dal fornello, al forno e poi al frigo lo rendono un prodotto indispensabile in qualsiasi cucina.